Intervista a Renzo Marcato, cofounder di Abile Job

Dal 2016 Abile Job mette in relazione imprese e persone, per facilitare ricerca e selezione di categorie protette.

Renzo Marcato ha fortemente voluto e creato questa startup.

Renzo, quando e perché ha deciso di creare Abile Job? E come lavora.
Ho lavorato circa 30 anni in una delle maggiori multinazionali della cosmesi, è stata un’esperienza importante e decisiva per la nascita di Abile Job.

Nel corso degli ultimi 10 anni ho avuto la possibilità di occuparmi di recruiting, training, comunicazione interna, organizzazione eventi, amministrazione del personale e, soprattutto, mi hanno incaricato di gestire, ideare e sviluppare una serie di progetti di inclusione sociale.

Quest’ultimo incarico mi ha permesso di avvicinare il mondo della disabilità e della vulnerabilità, seguendo una trentina di progetti, prevalentemente nell’ambito dell’autismo, spaziando poi nel campo dei richiedenti asilo, di persone provenienti da periodi di detenzione e altre situazioni di particolare fragilità.

Nel 2016 ho cominciato a elaborare l’idea di inserire nel mercato del lavoro una realtà che facesse da connettore, un ponte tra le persone con disabilità e le imprese, partendo da un dato di fatto: la maggior parte delle aziende è insolvente rispetto agli obblighi dettati dalla L.68/99, che prevede l’inserimento di persone con invalidità certificata e iscritte nelle liste del collocamento mirato, a partire dal 15° dipendente in forza lavoro.

A 55 anni “suonati” ho iniziato a farmi delle domande: “Renzo, il lavoro che stai facendo è veramente quello che desideri fare?”, “Ti senti realizzato?”, “Riesci a dare un senso alla tua giornata lavorativa?”. La risposta che mi sono dato è stata più o meno questa: “Se hai un’idea che ti può consentire di dare maggiore senso alla tua vita, seguila; se ti sembra che possa avere un’ utilità sociale, non avere paura”.

C’è un momento in cui percepisci in modo netto di avere in mano una possibilità, che non riguarda solo te stesso, ma amplifica una necessità condivisa, perché sono fermamente convinto che siamo tutti/e connessi e perciò abbiamo tutti/e una responsabilità sociale come individui.

Nell’estate del 2016, durante un meeting Risorse Umane, nel corso di un’attività condotta dal consulente, in cui ciascuno aveva l’incarico di scrivere in modo anonimo su un biglietto le caratteristiche che devono contraddistinguere il ruolo HR, che poi sarebbe stato consegnato in modo casuale a un altro partecipante, mi sono trovato in mano queste parole: Determinazione, Coraggio, Pazienza.

L’ho percepito come un messaggio per quanto avevo in mente di fare. Il biglietto lo conservo ancora oggi, è il mio mantra quotidiano nella giornata lavorativa.

Il 31 ottobre del 2016 ho salutato colleghe e colleghi e il 15 dicembre dello stesso anno ero davanti al notaio per costituire Abile Job.

Abile Job è a tutti gli effetti un’agenzia per il lavoro a cui, però, ho dato da subito un’impostazione differente da altre che operano nello stesso ambito.

Ha un approccio che si basa su criteri e principi di economia civile. Ci occupiamo di persone e non di oggetti, per cui mi è sembrato naturale dare un “taglio” di cura dei processi, mettendo in gioco attenzione, rispetto, riconoscimento, valorizzazione del saper fare. La persona viene prima di tutto e poi, se lavoriamo in qualità, riceveremo anche il nostro compenso, senza farci condizionare da un certo tipo di business.

Abile Job si occupa al 100% di collocamento mirato. L’iter di recruiting viene seguito in modo quasi maniacale, cercando di applicare un metodo quasi sartoriale che si spinge anche oltre l’avvenuta assunzione della persona.

Supportare persona e azienda anche nel primo periodo di collaborazione lavorativa, crediamo che sia importante e agevoli, in molti casi, il successo dell’inserimento.

Oltre al recruiting, ci occupiamo di training, con un catalogo costruito ad hoc in collaborazione con i partners della nostra “rete”, moduli formativi, rivolti al management, per sensibilizzare e smuovere gli animi, cambiare prospettiva, e ricevere indicazioni e suggerimenti concreti su come fare inclusione.

Inoltre, realizziamo progetti, come “I FormidAbili”. Nel 2020, la società benefit (RI)Generiamo, ci ha chiesto di progettare l’inserimento di persone con disabilità nei negozi di Leroy Merlin in Italia. Oggi sono entrati in gioco 35 store e il progetto fa parte della strategia aziendale 2022.

Quali sono le difficoltà maggiori che affrontate o che avete dovuto affrontare. Dal 2016 ad oggi le cose stanno cambiando?
L’inizio non è stato semplice, per diversi motivi.

Ho deciso di inserirmi nel mercato del lavoro occupandomi di un settore nel quale si spendono in pochissimi, non avevo punti di riferimento precisi.

Inoltre, poiché come accennavo poco fa, la maggior parte delle aziende è insolvente rispetto agli obblighi della L.68/99, spostare le imprese dal concetto di obbligo a quello di opportunità, trovare persone iscritte al collocamento mirato che abbiano le competenze ricercate è stato ed è tutt’altro che facile. C’è un gap culturale non indifferente e uno storico di rapporti non idilliaci tra imprese e centri per l’impiego.

In più, mi sono dovuto confrontare con modalità di tipo assistenzialistico, a volte consolidate e radicate, in alcune realtà associative.

Nell’immaginario collettivo le persone con invalidità/disabilità sono percepite come poco produttive e ci capita ancora adesso di incontrare imprenditori che pensano alla persona con disabilità come capace solo di fare fotocopie o di lavorare in reception o al centralino, ahimè…

Oggi, nel 2022, siamo ancora prigionieri di pregiudizi e stereotipi che sono di ostacolo all’inclusione e affaticano i percorsi di avvicinamento e inserimento al lavoro.

Da quando ho iniziato l’attività, che allora si limitava al territorio piemontese, siamo cresciuti come team, abbiamo esteso la nostra operatività in tutta Italia e stiamo ricevendo richieste di collaborazione in modo costante, con una crescita importante dei volumi di lavoro.

Attualmente abbiamo tra le aziende nostre clienti piccole, medie e grandi realtà. Il mondo imprenditoriale inizia ad apprezzare il nostro modus operandi e la voce si diffonde.

Quali le reazioni delle aziende di fronte alla disabilità?

Molte e diversificate. In gran parte dipende dal percorso delle singole realtà. C’è chi è più strutturato in termini di Diversity & Inclusion e chi non ha mai considerato la questione. Chi ha già inserito persone con disabilità e chi è alla prima assunzione.

Situazioni diversissime e quindi una maggiore complessità a cui dobbiamo fare fronte con sensibilità e proponendo percorsi che non hanno nulla di standardizzato.

Spesso ci confrontiamo con la paura dell’inserimento. La non conoscenza genera distanza e il timore di portarsi “a bordo” qualcuno che potrebbe rivelarsi ingestibile. Per questo è fondamentale condurre il recruiting e l’on boarding facendo attenzione ad una serie di step che consentano alla persona e all’azienda di incontrarsi in modo costruttivo, tenendo conto delle reciproche esigenze e necessità.

Si parte sempre dal fabbisogno aziendale, che si cerca di coniugare con le competenze della persona proposta. Le eventuali necessità della persona sul luogo di lavoro sono oggetto del colloquio conoscitivo preliminare all’eventuale segnalazione all’azienda.

Nella nostra seppur breve esperienza di agenzia, molte delle aziende che si sono aperte alla disabilità e hanno vissuto l’esperienza di uno o più inserimenti, hanno dato riscontri positivi di cambiamento, miglioramento nelle relazioni e nell’organizzazione del lavoro.

Un conto è qualcuno che ti racconti di quanto sia arricchente la diversità, o meglio l’unicità, come ha detto Drusilla Foer nell’edizione di Sanremo 2022. Un altro è viverla.

Progetti, desideri, sguardi verso il futuro?
Beh, tantissimi!

Intanto, proseguire con il progetto I FormidAbili ed estenderlo ad altre realtà della GDO. È la bellezza e la forza della sostenibilità e replicabilità di questi percorsi.

Nella seconda parte del 2021 abbiamo iniziato un progetto di Job Station sul territorio di Moncalieri, per consentire ad alcuni giovani con disabilità un approccio più soft al mondo del lavoro, operando in un primo tempo da remoto.

Bollono in pentola altri progetti che coinvolgono anche le istituzioni e nuovi partners, e tutti prevedono la costruzione di una “rete” che condivida gli obiettivi e sostenga il percorso ideato.

Il mio desiderio è di estendere costantemente la rete di contatti, di belle persone e realtà con le quali si può pensare di costruire tanto, bene e per il bene. Di allargare la famiglia di Abile Job, mantenendo questa identità, senza perdere per strada i valori che ci caratterizzano e continuare ad impegnarci per una società più inclusiva.

Fin dall’inizio mi sono dato obiettivi di breve-medio termine, senza voli pindarici, con i piedi per terra, anche se mi reputo un idealista e un sognatore.

Sogno tutti i giorni, perché il mio sogno è Abile Job, e ci sono dentro!

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Favoriamo ogni giorno l’incontro tra disabilità e lavoro, promuovendo i principi di una cultura inclusiva.