L’ad Marcato: sbaglia chi pensa che il loro posto è al centralino
«Il talento è talento e le persone sono persone, con le ruote o senza». La frase è del concertista Ezio Bosso, ma a Renzo Marcato piace ripeterla per descrivere «Abile Job», la società di cui è amministratore delegato e che ha creato quattro anni fa. A prima vista, potrebbe apparire come una classica agenzia di lavoro interinale in cui domanda e offerta si incontrano. Ma dietro c’è molto di più: perché i giovani che vengono aiutati a trovare un’occupazione portano le proprie professionalità, ma anche le difficoltà legate alla disabilità.
Inclusione sociale è la parola d’ordine che sta alla base del progetto, plasmato e potenziato nel tempo da Marcato con una squadra di validi collaboratori: Giulia Lamarca (psicologa clinica specializzata nel recruiting e training), Dalila Maltese (psicologa del Lavoro ed esperta di recruiting) e Laura Quassolo (consulting). L’idea ha radici lontane nel tempo. Marcato ha lavorato per 30 anni nello stabilimento L’Oréal di Settimo Torinese. «Nell’ultimo periodo mi sono occupato di risorse umane, in particolare dei progetti di inclusione sociale. Ne ho seguiti circa 30 e alcuni, indirizzati a persone che soffrono di autismo, hanno riscosso successo anche a livello europeo». E così un giorno ha deciso di cambiare vita e creare «Abile Job» per sviluppare il bagaglio di esperienza che aveva accumulato.
A dicembre del 2016 è nata la sua società e da allora non si è mai pentito della scelta fatta. Tutt’altro. «Il nostro lavoro è quello di mettere in relazione imprese e persone — spiega — e ci adoperiamo per facilitare l’inserimento lavorativo di categorie protette, utilizzando strumenti che consentano un’integrazione completa e la crescita culturale nei confronti della disabilità e del disagio sociale. Al centro, per noi, ci sono le persone: le loro competenze e professionalità». Per farlo ha creato un network, stringendo collaborazioni e protocolli d’intesa con associazioni, cooperative, centri di formazione e istituzioni locali.
Una rete solida, ma anche un bacino dal quale attingere le professionalità richieste dal mercato. «Sono anche un supporto — sottolinea Marcato —. L’assunzione di una persona con disabilità implica per l’azienda dover rapportarsi con le caratteristiche del dipendente. Ogni inserimento lavorativo necessita, quindi, di un’attenzione particolare rivolta ai futuri colleghi e agli strumenti con i quali il neoassunto dovrà confrontarsi e operare. E la rete cui ci appoggiamo conosce i limiti e i punti di forza dei giovani che proponiamo. Questo ci aiuta a fare formazione».
«Abile Job» ha avuto anche la capacità di superare le logiche secondo cui i disabili possono svolgere solo lavori semplici. «Spesso si pensa che un ragazzo affetto da una patologia possa svolgere mansioni routinarie, come rispondere al telefono e fare le fotocopie. In realtà ci sono professionalità ad alto livello — conclude Marcato —. E la risposta dal mondo dell’imprenditoria è positiva, soprattutto tra le start up e le piccole e medie imprese del settore informatico».